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Cane alla catena, è maltrattamento?
Purtroppo non esiste una legge Nazionale che regolamenti nello specifico il maltrattamento ai danni dell'animale che vive a catena, è per questo molti comuni italiani hanno deciso di intraprendere la via dell'ordinanza comunale.
Molti comuni del nord Italia prevedono ordinanze comunali in tal senso, nel Mezzogiorno alcune regioni hanno legiferato sulla lunghezza della catena mentre in Puglia, le città di Bari e Lecce già da qualche anno prevedono una normativa riguardante il divieto di tenere i cani a catena, se non in casi particolari.
Il comune di Bari dal febbraio del 2010 ha approvato il "Regolamento Comunale per la Tutela dei Diritti degli Animali", modificato nel dicembre 2012. Mentre a Lecce il "Regolamento comunale per la tutela ed il benessere degli animali" fu emendato con deliberazione del consiglio comunale nell'aprile del 2013.
In questi regolamenti viene espresso chiaramente il divieto di tenere i cani a catena e, se per motivi vari, dovesse essere necessario legarlo, il proprietario sarà obbligato a garantire all'animale uno spazio di movimento di almeno 30 metri quadrati oltre alla possibilità di movimento per raggiungere rifugio, acqua e cibo. La catena, munita di due moschettoni rotanti all'estremità, dovrà essere agganciata con un gancio scorrevole ad un cavo aereo posto ad altezza di almeno due metri da terra e la cui lunghezza sia di almeno cinque metri.
La catena provoca danni fisici e psichici ma nessuno ha mai pensato che fosse un vero e proprio maltrattamento al punto da inserirlo all'interno dei Regolamenti Nazionali esistenti sul maltrattamento degli Animali.
All'interno della Legge 20‐7‐2004 n. 189 "Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali" e all'art. 544-ter del codice penale, si parla di maltrattamento animale intendendo: "chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche".
Partendo da questo presupposto, un cane che vive a catena (corda o quanto altro) corta per 24 ore al giorno, senza avere possibilità di movimento o di socializzare, subisce un maltrattamento (poichè non si rispettano le sue caratteristiche etologiche), ma un cane che si viene legato ad una catena lunga, che permette il movimento e vi resta solo per un periodo limitato di tempo, non subirebbe maltrattamento.
Poichè la legge Nazionale non è molto chiara in materia e vi sono moltissimi escamotage per aggirarla, le Regioni ed i Comuni hanno preso provvedimenti per cercare di regolamentare al meglio il maltrattamento dei cani che vengono tenuti a catena. Anche qui non è difficile riuscire a dimostrare le ragioni per cui si tiene il cane legato, ma almeno vi sono delineati casi più specifici.
Ecco i regolamenti e le leggi citate nell'articolo:
BARI - "Regolamento Comunale per la Tutela dei Diritti degli Animali"
LECCE - "Regolamento comunale per la tutela ed il benessere degli animali"
Legge 20‐7‐2004 n. 189 "Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali"
Addestratore Cinofilo Riconosciuto ENCI e FISC
Conduttrice IGP
Mi occupo nello specifico di Educazione Base, Guida alla scelta del Cucciolo, Maintrailing, Puppy Class e Preparazione per i Brevetti
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