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"Un cucciolo a sorpresa" è un romanzo leggero, che si legge davvero in pochissimo tempo, io ci ho messo due mezze giornate! Racconta la storia di Betty Kowalski, un'anziana signora che vive in un quartiere ormai allo sfacelo. Betty non riconosce più nulla della bellissima via in cui viveva con il marito ed i figli, in cui i vicini si conoscevano tutti ed erano sempre pronti a darsi una mano. Oggi non è più così, molte persone hanno cambiato casa, altre sono arrivate, ma non hanno intenzione di instaurare rapporti di buon vicinato, proprio come Jack Jones, il suo nuovo vicino. Proprio con l'arrivo di questo misterioso uomo e dei problemi che porterà con sé, Betty rischia una crisi di nervi ed è pronta ad abbandonare tutto, quando alla sua porta arrivano due bellissime sorprese!
Per evitare di spoilerare il racconto, mi fermo qui, ma mi sento di consigliare questo libro di facile lettura. Il linguaggio utilizzato è molto semplice, la traduzione sembra fatta bene, non ci sono troppi refusi ad infastidire il lettore. Non stiamo parlando di un romanzo ricco di significati, ma molti pensieri di Betty, oltre ai sermoni del parroco del quartiere, possono far pensare. L'autrice punta molto sugli insegnamenti di Dio per far uscire la protagonista dai guai in cui si ritrova, molte dei dialoghi introspettivi di Betty riguardano proprio la parola del Signore e le parole del parroco durante i sermoni. Con l'aiuto di Dio, secondo la protagonista, tutto si può risolvere, basta avere fede.
L'autrice ci racconta una bella storia ambientata in uno scenario pre-natalizio, una storia da leggere!
Melody Carlson è una scrittrice americana con all'attivo più di duecento romanzi e 6 milioni di copie vendute. Nata nel 1956 a San Francisco, in California. Cresciuta a Springfield, in Oregon, attualmente risiede a Sisters.
La Carlson ha scritto moltissimi libri e si è messa alla prova con i più svariati generi, dai libri per bambini, ai romanzi rosa, passando per la saggistica ed i libri destinati ad un pubblico adolescente (gli argomenti includono sessualità, abuso di droghe e alcol, suicidio, disturbi alimentari e amicizie). Tra i suoi libri più famosi ricordiamo la serie "TrueColors" dedicata agli adolescenti. Per la Newton Compton editori, oltre al libro "Un cucciolo a sorpresa", ha pubblicato "Il gatto che arrivò il giorno di Natale".
Il periodo che mi ha fatto pensare è stato: "Ti ricordi cosa mi consigliavi quando ero una ragazzina e mi arrabbiavo e ti dicevo che volevo ammazzare qualcuno? [...] Perchè non li ammazzi con la gentilezza, Susan?". (p.45)
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"Attraverso i miei piccoli occhi" è un romanzo che racconta la storia di Cross, un golden retriever addestrato per fare da cane guida ad un non vedente, e di Mario, il suo compagno bipede.
Il racconto, ispirato al legame tra l'autore ed il suo cane guida, Spock, narra, dal punto di vista del cane, la vita di Cross e del suo umano, narra le avventure che il cane ed il compagno umano hanno vissuto nel decennio che hanno passato insieme, ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette. Il racconto è ambientato negli Stati Uniti all'inizio, quando Mario va a prendere Cross nella scuola di cani guida americana, poi si svolgerà in Spagna, a Madrid, dove Mario vive con la sua famiglia.
Un racconto la cui idea iniziale, a mio parere, è vincente, ma la scrittura è fin troppo semplice, quasi elementare. Da una parte è giusto così, visto che il romanzo dovrebbe essere scritto da un cane, ma dal momento che in realtà è stato scritto da un umano, mi sarei aspettata un linguaggio più articolato. Inoltre, non so se a causa della traduzione, ci sono molti refusi.
Al di là di queste piccole critiche, il romanzo mi è piaciuto, e credo piacerà agli amanti degli animali e dei cani in particolare. Ricco di emozioni, Cross ci fa vivere la vita da cane e ci mette di fronte alla complessità umana, che un cane non riesce a comprendere. Grazie a questo, spesso birbante, golden retriever possiamo apprezzare ancor di più l'enorme importanza degli animali nelle vite di noi uomini. Possiamo provare a comprendere come ragionano i cani e perchè spesso si comportano in modi, per noi, strani. Altra cosa particolare di questo libro sono i capitoli, i titoli sono ripresi dai titoli di canzoni spagnole, da citazioni di libri o film famosi in Spagna.
Ortiz, verso la fine del romanzo, ci mette di fronte ad un fatto: i cani non possono scegliere la vita che vivono, siamo sempre noi a decidere per loro, senza mai chiedergli un parere. La vita dei cani guida, e di tutti i cani utilizzati dall'uomo per i propri scopi (cani da soccorso, cani delle forze dell'ordine, cani da sport ecc.) è decisa fin dalla nascita dall'uomo: siamo noi a decidere se saranno adatti ad un certo contesto e lavoro, oppure no; siamo noi a decidere per la loro sessualità, se castrarli, sterilizzarli, farli accoppiare oppure no; siamo noi a decidere quando devono giocare, lavorare, mangiare, fare i bisogni. Mai nessuno chiede il parere al cane. Questa consapevolezza, che mi aveva più volte attraversato la mente, è diventata reale nel momento in cui l'ho trovata scritta nel romanzo di Ortiz, e arriva impetuosa e scioccante dopo un racconto sì pieno di emozioni, ma sempre molto leggero. E' una presa di coscienza difficile da accettare, se si ferma a ragionarci sopra, un pò come il finale del libro, altra cosa che mi trova in disaccordo con la scelta dell'autore.
Questo libro raccontando le avventure quotidiane di un binomio perfetto, che vive in simbiosi, attraverso gli occhi, attenti, di un cane, ci aiuta a comprendere la natura umana e ci fa sorridere di fronte all'irriverenza di un animale che giudica il mondo umano secondo i parametri canini.
Emilio Ortiz Pulido è nato nel 1974 a Baracaldo, nei Paesi Baschi, vive ad Albacete. Ipovedente e poi totalmente non vedente da circa venticinque anni, grazie all'aiuto del suo cane guida Spock, del braille e dei sistemi software specifici ha potuto coltivare la sua passione per la lettura e la scrittura, fino alla pubblicazione del suo primo libro "Attraverso i miei piccoli occhi". Laureato in Storia. Il suo secondo libro si intitola "Andrà tutto bene".
Il periodo che mi è piaciuto di più di questo libro è: "Gli umanoidi di sentono sempre più soli [...] Sono certo che siano consapevoli di tutto ciò, ma invece di risolverlo e unirsi, invece di essere spontanei con chi conoscono e con chi no, preferiscono avere a che fare con un altro essere che non appartiene alla loro specie. Forse perché pensano che, mancandoci la parola, non giudicheremo mai le loro azioni. E perchè hanno così tanta paura di essere giudicati? Sono sempre più soli, s’incrociano a centinaia per strada, ma neanche si guardano, né si annusano, né si montano, né giocano… di sicuro in più di un’occasiono ne avrebbero voglia! Si sono creati un mondo artificiale e s’illudono che sia migliore ma non è così. Non capisco questo loro comportamento, e nemmeno loro". (p.118)
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