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La rabbia è una malattia infettiva che colpisce gli animali a sangue caldo, quindi anche l'uomo, al quale si trasmette attraverso il contatto diretto con la saliva del soggetto malato attraverso una una ferita, di solito un morso (zoonosi trasmissibile in modo diretto).
Il virus della rabbia, appartiene al genere Lyssavirus (famiglia delle Rhabdoviridae), la malattia conduce quasi sempre alla morte.
La rabbia è diffusa soprattutto nei paesi dove gli animali non vengono vaccinati e i più pericolosi sono gli animali selvatici (procioni, volpi, pipistrelli, moffette) ma anche cani e gatti infetti.
I sintomi sono moltissimi e sempre differenti ma possono essere categorizzati con le alterazioni comportamentali (ansia, timidezza, nervosismo, aggressività), febbre, problemi muscolari (paralisi, mancanza di coordinazione, convulsioni), salivazione eccessiva e schiumosa, tendenza a mordere, cambio del tono di voce
La malattia si può suddividere in tre fasi: prodromica, encefalitica e paralitica, in ogni caso, la comparsa dei sintomi specifici dopo la fase di latenza coincide pressoché sempre con la morte del soggetto colpito (in tempi variabili). Pochissimi sono i casi di guarigione.
All'insorgere dei sintomi neurologici, la malattia non è curabile, anche se sono stati segnalati casi di guarigione utilizzando un protocollo sperimentale che prevede il coma indotto. Lo scopo è quello di sedare l'attività celebrale mentre si somministrano farmaci antivirali per stimolare gli anticorpi. Il principio di questo protocollo (Milwaukee Protocol) è di "scollegare" il corpo dal cervello per dare al sistema immunitario un tempo sufficiente a combattere la malattia prima che questa causi danni neurologici irreversibili.
Il virus presente nella saliva del contagiante, può penetrare nell'organismo (attraverso morso o graffi) e andare a infettare le fibre muscolari della zona colpita, dove compie la prima replicazione. Penetrando nei tessuti, raggiunge il sistema nervoso centrale provocando la paralisi. Per questo un morso direttamente sul volto può risultare il più pericoloso, dal momento che arriverebbe in pochissimo tempo al sistema nervoso centrale (il virus può avanzare di 5/6cm al giorno). In casi del genere è necessaria una repentina terapia vaccinale oltre alla somministrazione di immunoglobine che servono a ritardare che il virus raggiunga il SNC (Sistema Nervoso Centrale) prima che si sia sviluppata l'immunità vaccinale.
Una volta invaso il SNC, il virus torna nelle periferie attraverso gli assoni dei nervi cranici (anche attraverso il trigemino) attraverso cui arriva alle ghiandole salivari dove compie un'altra replicazione. E da qui attraverso il morso viene trasmesso ad un altro soggetto.
Il periodo di incubazione varia dai sette giorni ad un anno, i motivi di tale oscillazione di tempo dipendono dalla carica infestante, dai meccanismi di difesa del soggetto, dal punto in cui il virus è stato inoculato e la lontananza dal SNC.
La diagnosi della malattia non sempre è affidabile, spesso viene effettuata post mortem. Nell'uomo si può diagnosticare con l'esame delle urine, della saliva e biopsia cutanea.
Se si entra in contatto con un animale malato è necessario metterlo in quarantena e sterilizzare gli oggetti con cui ha avuto a che fare. L'animale dovrà essere ricoverato e curato senza mai entrare in diretto contatto con lui per evitare il contagio. E' necessaria la denuncia all'autorità competente.
I regolamenti per la profilassi e la gestione della rabbia sono contenuti in Italia nel D.P.R. 08/02/1954 n. 320 (artt. 83-92).
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